Manduria: Storia, Cultura e Tradizioni.

La città pugliese di Manduria (provincia di Taranto) ha una storia antica che affonda le sue radici nel V secolo a.C., legata all'antico popolo dei Messapi. Numerosi oggetti, come ceramiche e vasetti con iscrizioni, testimoniano la civiltà e cultura di questo popolo mediterraneo. Il nome messapico della città le cui prime attestazioni si trovano in Tito Livio (Ab Urbe condita, XXVII, 15), in lingua greca Μανδὐριοη, sembra derivare dal termine "mando", che significa “puledro”, in riferimento all’allevamento dei cavalli messapici, molto noti e utilizzati in guerra. Le tracce più rilevanti di questa antica civiltà sono rappresentate dalle mura ciclopiche e dagli antistanti fossati, costruite per proteggere Manduria dai numerosi attacchi nemici.

L’antica città affrontò diverse guerre contro la vicina Taranto, durante una delle quali, nel 338 a.C., sotto le sue mura megalitiche, morì Archidamo III, re di Sparta, alleato dei Tarantini. Nel 266 a.C., Manduria, insieme ad altri centri messapici del Salento, entrò a far parte dei domini di Roma dopo la presa di Brindisi. Durante la discesa di Annibale in Italia, Manduria si schierò tra le città ribelli a Roma, e di conseguenza la repressione fu particolarmente severa: le fonti storiche riportano che gran parte della sua popolazione fu deportata (come scrive Tito Livio, nella sua succitata opera: "Q. Fabius consul oppidum in Sallentinis Manduriam vi cepit. Ibi ad tria milia hominum capta et ceterae praedae aliquantum").

All'interno delle cerchie murarie si trova il Fonte Pliniano, una grotta sotterranea con una vasca in pietra e una sorgente perenne, un tempo considerata curativa. Il fonte è anche legato a una suggestiva leggenda plutonica, che narra che i Messapi, dopo aver sottratto ai Tarantini, un tesoro costituito da una chioccia con i pulcini d'oro, lo nascosero in questa grotta. Si diceva che, nel tempo, il luogo divenne sacro e misterioso, custodendo il ricordo di quel prezioso bottino. Celebre sin dall’antichità per essere stato citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, II, 26, il fonte è stato oggi valorizzato e inserito, con le antiche mura difensive e le vaste necropoli messapiche, in uno dei parchi archeologici più grandi d’Italia, segno tangibile dell’impegno nel preservare e promuovere il patrimonio storico della città. All'ingresso del pozzo cresce un mandorlo, che, ripreso nello stemma civico, è il simbolo vivente di Manduria. All’interno delle antiche mura si trova anche la chiesa-cripta di San Pietro Mandurino, che nasconde un’antica chiesa bizantina e una tomba ellenistica.

Nel corso dei secoli, Manduria ha subito numerose invasioni: dai Goti nel 542 d.C., ai Longobardi nel 568 d.C., ai Saraceni e Agareni intorno all'anno 1000. Gli abitanti, fuggiti dalle incursioni, si stabilirono nelle campagne circostanti, costruendo casali e coltivando i campi. Fu solo sotto i Normanni che la città fu riedificata, dando origine al nome di Casalnuovo.

Oggi, l’architettura di Manduria riflette le molteplici influenze che si sono succedute nel tempo. La città è famosa per il gran numero di chiese, conventi e ordini religiosi, inferiore, nel Salento, solo a quello di Lecce, tanto che è stata definita “Manduria Sacra”. Tra i luoghi di culto più noti ci sono il Duomo o Collegiata Insigne dedicata alla Santissima Trinità, conosciuta come “Chiesa madre” con il suo magnifico rosone (tra i più belli di Puglia) e portale rinascimentale datato 1532, opera del maestro Raimondo da Francavilla, la chiesa del Rosario, il complesso barocco dello Spirito Santo con il convento delle Servite, la chiesa di San Leonardo, la chiesa delle Scuole Pie, la monumentale Santa Maria di Costantinopoli con la sua cupola policroma, la chiesa di S.Francesco e la neoclassica chiesa di S.Lucia.

Porta Sant’Angelo, costruita nel Cinquecento, domina l’ingresso occidentale alla città. La bellezza della città si riflette anche nelle balconate e logge decorate che abbelliscono non solo i palazzi nobili, come il Palazzo Imperiale, monumentale dimora della casata principesca feudataria di Manduria, ma anche le case meno nobili. La biblioteca comunale, situata nel palazzo municipale, è tra le più importanti della provincia.

Nel centro storico si trova anche il quartiere ebraico, che testimonia la prosperità della comunità ebraica fino al XVI secolo, quando il Salento divenne dominio spagnolo e gli ebrei furono costretti a lasciare la città.

Il Digiuno dell'Immacolata e il Pellegrinaggio di San Pietro in Bevagna sono due tradizioni affascinanti legate alla spiritualità e alla cultura religiosa della comunità manduriana.

Il Digiuno dell'Immacolata, che ebbe origine a Manduria nel 1600, è una tradizione molto significativa. Si tratta di un digiuno a pane e acqua, che ora si svolge nel giorno che precede la festa dell'Immacolata Concezione, il 7 dicembre. Questo digiuno è stato istituito in onore della Madonna Immacolata e ha acquisito grande diffusione, tanto che, nel corso dei secoli, si è propagato oltre i confini locali e fino a diventare una pratica devozionale diffusa in tutto il mondo cattolico. Varie fonti storiche, infatti, attestano che la pia pratica del digiuno dell’Immacolata, così come essa si svolge tradizionalmente il giorno della vigilia della festa (7 dicembre), è nata a Manduria (all’epoca denominata Casalnuovo) nella metà del XVII secolo. Inizialmente si trattava di un digiuno osservato a turno da devoti estratti a sorte, ai quali veniva assegnata una data nell’anno attraverso una precisa procedura. Alla richiesta di assegnazione (proveniente da singoli individui, gruppi familiari, comunità religiose, città, ecc.) pervenuta all’Arciconfraternita dell’Immacolata di Casalnuovo, seguiva l’estrazione a sorte, da par te del Priore, della data annuale del digiuno (lo scopo della pratica religiosa era quello di assicurare che, durante l’intero corso dell’anno, vi fossero sempre dei fedeli ad osservare lo speciale digiuno a pane e acqua). Il richiedente, una volta che gli era stata assegnata la data riceveva una pagellina a stampa (la cosiddetta “Carta di Casalnuovo”), che riportava impresso, come promemoria, il giorno stabilito.

Nato quindi come protezione contro i fulmini e le altre avversità atmosferiche, oggi i manduriani lo considerano un atto di penitenza, di purificazione e di preparazione spirituale in vista della solennità mariana.

Il Pellegrinaggio di San Pietro in Bevagna è una tradizione affascinante e unica che si svolge nella frazione balneare del comune di Manduria, lungo la costa ionica. Conosciuta per le sue belle spiagge e il mare cristallino, San Pietro in Bevagna rappresenta una meta di turismo estivo molto apprezzata. Tuttavia, la sua tradizione religiosa, come il celebre Pellegrinaggio di San Pietro, ha radici profonde nella storia rurale e spirituale della zona, che non si limita solo alla sua vocazione balneare. La sua origine risale a secoli fa, quando il popolo di questa zona rurale, legato alla terra e ai cicli agricoli, lo intraprendeva per invocare la pioggia, elemento vitale per le coltivazioni.

La peculiarità di questo pellegrinaggio sta nel fatto che i partecipanti, come penitenza, devono trasportare grossi rami d'albero lungo il cammino, dando vita a un’immagine suggestiva e simbolica: una "foresta che cammina". Quest’idea di una foresta che si sposta potrebbe essere paragonata, in una lettura più moderna, alla celebre immagine del "Macbeth" di Shakespeare, dove il protagonista si trova ad affrontare la visione di una foresta che cammina verso di lui, segno di un destino ineluttabile e di un potere misterioso e sovrannaturale che si muove inesorabile.

L'aspetto sacro e insieme la partecipazione collettiva fanno di questo pellegrinaggio un momento di grande spiritualità e coesione sociale, dove la comunità si riunisce per un obiettivo comune. La processione, che inizia con l'uscita dei partecipanti dalla chiesa di San Pietro in direzione di Manduria, si snoda lungo un percorso di circa 10 chilometri tra i campi e le colline, e ogni ramo che viene portato rappresenta un atto di devozione e una speranza per il futuro raccolto.

L'immagine di questa "foresta che cammina" è divenuta nel tempo anche un simbolo di forza, resistenza e speranza per il popolo manduriano, che con coraggio e fede cerca di superare le difficoltà legate al clima e alle risorse naturali. In qualche modo, il pellegrinaggio si trasforma in una metafora del cammino stesso della vita: un lungo viaggio fatto di sacrificio e speranza, ma anche di unione tra gli uomini e la natura.

Nel contesto del pellegrinaggio, il paesaggio che si anima, i rami che si sollevano come braccia al cielo, e la camminata lenta e solenne dei fedeli, evocano un'immagine che trascende la dimensione del rito religioso per diventare un vero e proprio "dramma" collettivo, che si rinnova di anno in anno e che affonda le radici nella memoria storica e spirituale della città pugliese.

In un mondo che sta cambiando rapidamente, questo pellegrinaggio resiste, svolgendosi oggi, per decreto dell’autorità ecclesiastica diocesana, ogni cinque anni, come uno degli esempi più affascinanti di come le tradizioni popolari possano rimanere vive, intrecciandosi con il desiderio di protezione della terra e delle sue risorse, e con il bisogno di dare senso alle fatiche e alle speranze quotidiane.

Oggi, Manduria, patria del famoso vino Primitivo DOCG (il rosso apprezzato per la sua intensità, il suo colore rubino profondo e i suoi ricchi aromi), è una bella città che vive di storia, cultura e tradizione, e la valorizzazione delle sue antiche Mura e del Fonte Pliniano è solo l'ultimo esempio del suo impegno nel preservare e condividere il proprio ricco patrimonio.

Altra scelta strategica della comunità manduriana è quella di voler puntare sul turismo ecologico e sostenibile, valorizzando la Riserva Naturale Regionale Orientata del Litorale Tarantino Orientale. Questa riserva comprende oasi naturali di grande pregio, come i boschi Cuturi e Rosa Marina, la Foce del Chidro, e un territorio caratterizzato da vegetazione marina e costiera, dove spiccano la Salina dei Monaci, le dune di Torre Colimena e la palude del Conte. La decisione di focalizzarsi su questo tipo di turismo riflette l’intento di coniugare la conservazione dell’ambiente con lo sviluppo turistico, puntando a un modello che rispetti e valorizzi le risorse naturali locali, garantendo al contempo un'esperienza autentica e sostenibile per i visitatori.

                                                                                                                   G.P. Capogrosso

 

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